Una panoramica di approfondimento in vista del Referendum:
quanto la riforma costituzionale Renzi-Boschi incide sulla Sanità?

Il 4 dicembre saremo chiamati alle urne per esprimere un voto in relazione alla riforma costituzionale Renzi-Boschi promossa dal governo attuale. Sarà necessario esprimere un SI per approvare il testo della riforma o un NO per rifiutarla.

Con questo articolo cercherò di mostrarti una panoramica di approfondimento, ma quello che ti devi ricordare che è importante evitare di cedere alla superficialità su questo referendum.

Non si tratta di esprimere una preferenza politica. Nel bene e nel male, i personaggi politici sono destinati a passare. Invece questo referendum potrebbe essere un’opportunità di guardare oltre, oltre i limiti delle chiacchiere da bar.

E infatti andando oltre alla politica, alle fazioni e alle opinioni è importante essere informati per esprimere un voto ponderato e equilibrato, sotto tutti i punti di vista.

Siamo sicuri di saperne davvero abbastanza, soprattutto sappiamo rispondere a questa domanda:

Quanto la riforma costituzionale Renzi-Boschi incide sulla Sanità?

In questo breve post ti darò tutte le informazioni utili per comprendere il panorama sanitario in relazione al referendum costituzionale e quale sarà l’impatto sul sistema salute, sia con esito del SI sia con il NO.

Dunque, la salute è un bene primario, che la Costituzione Italiana tutela basando il Sistema Sanitario Nazionale su prestazioni di buon livello e accessibili a tutti, ricoprendo una priorità per il governo. 

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.

Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

​Costituzione Italiana

Questo è l’articolo che sancisce i principi che determinano il rapporto fra la Repubblica e la Salute, che sostanzialmente rimarrà invariato.

Il fulcro della riforma che si andrà a votare questo sabato, riguarderà invece l’articolo 117 del Titolo V della Costituzione.

È qui che si parla del rapporto Stato-Regioni in materia di Sanità, in ambito di distribuzione della potestà legislativa, cioè quale ente può emanare norme legislative in relazione alla Sanità.

Verso quale direzione si muove la riforma in tema di Sanità del prossimo futuro?

Il testo odierno comporta la presenza di 20 Sistemi Sanitari differenti, uno per Regione. Il punto focale della riforma è la centralizzazione di un maggior numero di competenze nelle mani dello Stato.

Al momento lo Stato e le Regioni si dividono le competenze in tre modalità: esclusivo dello Stato, esclusivo delle Regioni, infine concorrente dove operano entrambe.

Con l’attuazione della riforma sarebbe abolita la legislazione concorrente, dove Stato e Regioni sono in grado di prendere decisioni in sincronia. Con la riforma Renzi/Boschi infatti la sanità esce dalla legislazione concorrente e lo Stato diventa l’unico a poter legiferare sulle “disposizioni generali e comuni per la tutela della salute”.

Invece le due legislazioni esclusive sarebbero mantenute con una ridistribuzione dei campi di azione.
Allo Stato si attribuirebbe la competenza esclusiva sulle “disposizioni generali e comuni sulla tutela della salute” (oltre all’alimentazione, al coordinamento della finanza pubblica e alla ricerca scientifica) mentre alle Regioni si assegnerebbe la competenza esclusiva di “programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali. ”

La conferenza Stato-Regioni, luogo dove oggi si distribuiscono i budget anche per la spesa sanitaria rimarrebbe attiva, ma sarebbe il Senato il vero mediatore, con i rappresentanti delle Regioni.

Dunque chi voterà Sì voterà per una sanità più centralizzata. Chi sceglierà il No voterà per lasciare alle Regioni maggiore autonomia.

 

Dal parte del SI:

I sostenitori del sì vedono la centralizzazione della sanità per sistema sanitario nazionale su base regionale. Con il referendum si decide se lasciare la sanità in mano alle Regioni oppure dare gli stessi diritti ai cittadini.

In sostanza, i sostenitori della riforma ritengono che l’esperimento del federalismo sanitario abbia fallito e sia necessario tornare ad una pianificazione centrale affinché non vi siano più differenze tra chi si cura al nord e chi al sud.

La centralizzazione, inoltre, imposterebbe dei prezzi standard nelle forniture di servizi e prestazioni. Attualmente l’Agenzia nazionale per i Sistemi sanitari regionalista monitorando i prezzi regionali, per trovare un prezzo medio per prestazione al fine di armonizzarli tutti.

Dal fronte del NO:

I sostenitori del no, ritengono che tutte le novità della riforma non potranno modificare la situazione attuale.

Perché il livello dei servizi e delle prestazioni sanitarie non è più in mano alle Regioni, ma deciso dal Ministero dell’Economia, attraverso i fondi che decide di stanziare alla sanità pubblica.

In secondo luogo perché lo spirito della riforma del 2001 del Titolo V era proprio quello di superare un centralismo che già aveva prodotto disavanzi di bilancio notevoli.Il nuovo centralismo imposto dalla riforma sarebbe, insomma, un ritorno al passato.

Infine perché comunque la programmazione e organizzazione della sanità rimarrebbe a livello locale.

In questo post ti volevo proporre un quadro più chiaro spero di esserci riuscita.
La scelta tra Sì e No, nel referendum del 4 dicembre, è destinata comunque ad avere un impatto sul futuro della sanità, indipendentemente dal risultato. Non ci resta che aspettare insieme i risultati del voto.

Per una lettura completa ti consiglio di consultare l’intero testo di legge costituzionale.

Elena Rizzoli
Vettore Rinascimento

Ps. Cosa prevede la riforma costituzionale che siamo chiamati a votare al referendum? Cosa cambierà in ambito sanitario?

Fonti : Forexinfo e Linkiesta.